Crescere e conoscere il mondo? Grazie ai progetti europei si può
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Se ti trovi qui a leggere questa breve guida, è sicuramente perché ti interessa trovare un modo per crescere formarti e guadagnare non rinunciando al piacere di viaggiare e scoprire il mondo.
Lascia però prima che mi presenti. Mi chiamo Mattia Di Tommaso, ho 35 anni, sono un europrogettista e sono il presidente di IDEA EUROPA, il primo ente italiano che collega le no profit al mondo dei fondi europei.
Il mio ingresso nel mondo delle associazioni è iniziato a 23 anni, quando ho fondato la mia prima associazione SOS Diritti e Legalità, mentre il mio ingresso nel mondo dei fondi europei poco dopo, grazie ad un tirocinio che ho svolto al Parlamento Europeo di Bruxelles. Coniugando queste due realtà e questi due interessi, mi sono formato come professionista, e anche come essere umano. Subito dopo la laurea in giurisprudenza e il master in Diritti Umani ho cominciato a studiare i fondi europei.
Non starò qui a raccontarti le migliori tecniche per vincere un progetto europeo – faccio già dei corsi completi e dei contenuti gratuiti per quello – e neanche quanto sia bello il mondo dell’associazionismo e quanto esso possa renderti una persona migliore – puoi leggerlo alla seguente guida se vuoi. Voglio però parlarti della possibilità di crescita formativa ed umana che un progetto europeo riesce a dare ad ognuno di noi.
Il primo progetto europeo grazie al quale è “iniziato il tutto” è stato nel maggio del 2014. Sono andato a Tirana, in Albania, per uno scambio giovanile sull’imprenditorialità.
E’ stato un altro importante punto di svolta per me. Non tanto per il luogo che stavo visitando, ma per quello che ho trovato lì. Per le persone, per il modo di lavorare e cooperare. Per la capacità di ascolto reciproco e la possibilità di mettersi in gioco, in quelle che a guardarle sembrano delle semplici attività pratiche, ma che mi hanno lasciato dentro la curiosità di andare avanti, di cercare nuove risposte, di conoscere nuovi sguardi, nuove esperienze, nuovi dettagli.
Un progetto europeo come quello a cui stavo partecipando, e come tutti quelli che poi sono seguiti, coinvolge giovani provenienti da tante parti d’Europa. Con lingue diverse, culture e tradizioni diverse, abitudini diverse. Eppure essere tutti in cerchio a condividere esperienze, a cercare di migliorarci, a cercare di comunicare nel modo migliore che potevamo per farci comprendere anche in una lingua straniera, è stato ciò che mi ha fatto capire che c’era un mondo di possibilità da sfruttare, centinaia di persone ancora da incontrare, luoghi da vedere, con occhi nuovi, con gli occhi della scoperta.
Ogni progetto europeo al quale ho partecipato mi ha lasciato qualcosa che porto con me: la tristezza negli occhi delle donne della Moldavia, la speranza negli occhi dei bambini di Sarajevo, l’ambivalenza di Bucarest nell’essere così sfarzosa da un lato e così spigolosa e povera dall’altro; la magia di Parigi, la crudezza dei Balcani, la travolgente allegria delle città spagnole, dalla più popolare Madrid a tante piccole cittadine calorose che sembravano il centro del mondo. Anche se i miei occhi difficilmente dimenticheranno ciò che hanno visto in Kosovo e Auschwitz.
E tanto altro ancora.
Tutto ciò unito alle attività quotidiane con cui ogni progetto mi faceva mettere alla prova: team building, public speaking – chiaramente in inglese, laboratori di vario genere, educazione non formale; ma anche le attività più divertenti, come i pasti tutti insieme ad augurarsi “enjoy your meal”, o le sere internazionali, durante le quali ogni paese partecipante al progetto doveva condividere con gli altri un cibo tipico della propria nazione; o anche la difficoltà e la bellezza di condividere la stanza con degli sconosciuti, che dopo una settimana diventano un po’ dei fratelli.
Tutto ciò l’ho visto con i miei occhi, ed è per questo che te lo racconto. Per farti comprendere che anche degli scambi giovanili di pochi giorni, possono essere fondamentali per la crescita e la formazione di un essere umano e possano arricchire il nostro bagaglio culturale molto più di quanto si crede.
Il bello di tutto ciò era il clima che si respirava durante questi progetti, la familiarità che si raggiungeva, l’uguaglianza. Senza dimenticare mai il perché ci trovavamo tutti insieme a parlare di educazione non formale, di formazione, di imprenditorialità e di qualunque altro fosse stato l’argomento del meeting.
Sono riuscito a fare tutto ciò perché le varie associazioni di cui sono stato parte e che ho presieduto, sono sempre state attive nel mondo dei fondi europei proprio per questo motivo. Dopo il primo progetto vinto ho iniziato infatti a scriverne tanti altri, trasformando poi questa mia passione nella mia attuale professione…ma questa è un’altra storia.
E poi ci sono gli eventi internazionali che ho organizzato in Italia come associazione capofila del progetto. La prima volta la ricordo ancora come fosse ieri, era il gennaio 2015 ed ho ospitato con la mia associazione SOS Diritti e Legalità 25 Giovani provenienti da 6 paesi europei per un corso di formazione per aprire una start up. È stata una grande prova per me organizzare questo evento, perché ho potuto toccare con mano tutto quello che avevo sempre visto realizzare da altri durante tutti gli altri progetti.
Ho compreso le tempistiche precise per la realizzazione degli eventi, per l’organizzazione dei viaggi, degli alloggi, per fare in modo che tutti potessero trascorrere la loro permanenza al meglio e tornare a casa dopo questo meeting nello stesso modo in cui io sono tornato a casa da tutti i progetti a cui ho partecipato: cambiato, cresciuto, ritrovato.
Non si finisce mai di imparare nel mondo dei progetti europei. Ed oggi che i fondi europei occupano gran parte della mia vita e ho affinato bene le dinamiche progettuali, le metodologie di scrittura e tutto ciò che concerne il management di un progetto, la fase dell’attuazione, la fase in cui concretamente avvengono gli scambi costruttivi e produttivi per tutti, è sempre una grande emozione, è sempre qualcosa di nuovo. Non ci si abitua mai.
Ti starai chiedendo come è possibile partecipare a dei progetti europei immagino.
Non temere.
Non devi necessariamente fondare delle associazioni come ho fatto io, per iniziare ti basta guardarti intorno. Informati e cerca di capire se nel tuo territorio ci sono associazioni che sono coinvolte in progetti europei e sono disponibili ad inviare un partecipante che rispecchi il loro target, che magari potresti essere tu.
Tante associazioni infatti, non inviano ai progetti europei solo il proprio staff, ma consentono anche ad altri ragazzi del territorio di partecipare, se chiaramente rispettano i requisiti necessari.
Questa è un’altra cosa di cui vado particolarmente fiero ed orgoglioso. Negli anni sono partiti con la associazione SOS Europa, che ho fondato e presiedo dal 2016, centinaia di ragazzi per diversi paesi, e sono tutti tornati entusiasti, con uno sguardo nuovo, con una possibilità in più.
Se non sei inserito in una rete associativa dunque, ti consiglio di informarti, visita quanti più siti possibili – se vuoi puoi consultare anche il sito di SOS Europa qui, nella sezione in cui condividiamo sempre le opportunità di formazione.
Questa è la mia personale esperienza, e spero che in qualche modo possa esserti di aiuto. Certo, devi impegnarti per realizzare ciò che desideri e nessuno ti regala niente – anche questo l’ho imparato sulla mia pelle tante volte – ma so anche che siamo noi i protagonisti e i principali decisori della nostra crescita personale, quindi ti consiglio di darti da fare e trovare quello che fa per te, perché sono certo che c’è.
Nel frattempo ti invito ad unirti alla community gratuita che ho creato su Facebook, in cui puoi trovare europrogettisti, associazioni ed altri professionisti del settore. Qui ogni tanto condividiamo anche opportunità e call per aderire come partecipante a dei progetti già approvati.
Ti aspetto dentro.
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