Europrogettazione: un lavoro del fare
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Questo è un lavoro del fare. Prima che dell’essere.
Oggi, come molto spesso mi trovo a fare, vorrei parlare del mio lavoro.
Non voglio però raccontare quali devono essere le competenze e le conoscenze dell’europrogettista, il mio sito è pieno di articoli e contenuti da consultare gratuitamente. In particolare segnalo questa pagina.
Cosa voglio fare dunque?
Voglio fare una sorta di manifesto, anche se forse può essere esagerato chiamarlo così, una dichiarazione che possa essere chiara una volta per tutte.
Voglio fare chiarezza appunto, perché all’interno di questo mondo a volte non ce n’è, seppure per me è tutto così limpido.
Vorrei fare dunque alcune precisazioni, perché quotidianamente ricevo decine di messaggi, e mail e commenti da moltissime persone che mi chiedono cose alle quali non posso rispondere con un messaggio, cose che richiedono una consulenza, un appuntamento, un lavoro.
Vi faccio ora un elenco delle richieste più frequenti che mi sento rivolgere ogni giorno. Ed ho dovuto fare una selezione.
1) “Vorrei fare un festival, ho una bella associazione, ci sono i fondi?”
Mi chiamano in tanti, con tante belle idee, di cui sono entusiasti. Attenzione, io sono il primo che si emoziona nel vedere realizzato un proprio progetto, nel costruirlo e nel vedere come nel concreto impatta nella vita quotidiana di una realtà associativa.
La mia risposta?
Certo che ci sono i fondi. Sono anni che ci sono i fondi. Dal 2021 saranno anche molti di più con la nuova programmazione. Il tutto sta nel trovare il bando giusto, nell’identificare l’obiettivo, nello scrivere ed impostare un progetto che sia finanziabile dalla Commissione Europea. E questo, che piaccia o no, è un lavoro che richiede competenze e conoscenze approfondite.
2) “Dai tu mi scrivi il progetto, poi se vinciamo ti prendi un compenso!”
Chi sta rischiando con questa formula? E se il progetto si perde ? Io ho lavorato gratuitamente. Ho speso tempo, energie e lavoro. E tu? Cosa hai rischiato? È sempre molto divertente vedere che quando viene approvato un progetto che ho scritto mi sento dire “abbiamo vinto” e quando capita qualche rifiuto, “hai perso”.
Anche se il finanziamento non viene ottenuto, non credete che un europrogettista meriti di essere pagato per il suo lavoro? Certo, se si è alle prime esperienze questo è un buon compromesso per iniziare. Anche io ho cominciato così ed è quello che consiglio ai miei studenti.
In realtà oggi continuo spesso ad applicare questo approccio nei confronti di idee, progetti e proposte che suscitano il mio interesse personale e professionale.
Per tutti gli altri ho stabilito un compenso per il mio lavoro. E’ tutto chiaramente descritto qui.
Prima di arrivare a “chiedere un giusto compenso” a chi si rivolge a me e desidera avvalersi della mia professionalità ho raggiunto dei risultati importanti.
2.173.624,22 € è la somma che sono riuscito ad ottenere con tutti i progetti approvati scritti da me. Qui trovi la lista completa.
Perché, in questo mare di esperti (o presunti tali) è bene sempre rendere noto i propri traguardi.
3) “Dopo ti chiamo per un confronto, ci facciamo una chiacchiera!”
Direste mai al vostro commercialista, al vostro avvocato o a qualunque altro professionista a cui voi vi rivolgiate “ci facciamo una chiacchierata?”, “mi spieghi al volo questa legge?”, “appena hai due minuti mi chiami?”. Non credo. E invece è quello che io mi sento chiedere tutti i giorni. Soprattutto da persone che non conosco.
Per fortuna non da tutti. Apprezzo chi rispetta il mio lavoro così come quello degli altri.
Questi episodi, in realtà, mi fanno comprendere che il ruolo e la preziosa competenza dell’europrogettista non siano ancora chiari per molte persone. Non si possono fare delle “chiacchiere” al telefono su come funzionano i fondi europei, non si può spiegare in 5 minuti come funziona un lavoro di settimane di scrittura di un progetto.
Nonostante ciò, condivido sempre sulla mia pagina e sui miei social contenuti, video, lezioni, guide, articoli e tips che possano far comprendere sempre di più come muoversi nel mondo dell’europrogettazione, come si comincia, da dove si parte, quali sono le cose importanti su cui soffermarsi.
Sicuramente, tra tutte, la richiesta più incredibile è “ Mi mandi da leggere un tuo progetto vinto”. Sì, mi capita spesso anche questo. C’è chiaramente una parte di progetto che deve essere letta da tutti, ed è il summary che viene pubblicato dalla Commissione Europea sul suo sito ufficiale, ma il resto del progetto, io – e altri professionisti come me – lo consideriamo una proprietà intellettuale, e giustamente non può essere condiviso con chiunque. Perché oltre ad avere un significato professionale ha anche, capirete bene, un valore economico.
E poi “perché dovrei inviarti un progetto che io ho scritto ed è stato approvato?
4) “Vorrei aprire una pizzeria, c’è qualcosa?”
La mia risposta è sempre “Non lo so”. Il mondo dei fondi europei è molto vasto.
In questo articolo ne ho parlato a lungo.
Basti pensare alla differenza abissale tra fondi diretti e fondi indiretti. Io, ad esempio, mi occupo di quelli diretti. E nemmeno di tutti. Non conosco nel dettaglio tutti i bandi, tutte le call su cui non sto lavorando.
Per rispondere professionalmente a questa domanda avrei bisogno di conoscere nel dettaglio l’idea progettuale, il budget previsto, gli obiettivi, la struttura del piano delle attività. E solo dopo mi potrei mettere a fare quello che, nel gergo, si chiama Scouting dei Bandi: ovvero una ricerca minuziosa e puntuale finalizzata a trovare la call (attiva in quel momento) che meglio di altre possa finanziare quella stessa idea. E’ un lavoro, quindi, che richiede tempo, metodo e competenza. La risposta non può essere data “al volo” come un jubox.
E’ la stessa cosa che faccio per i miei progetti. Mi informo, studio, rimango aggiornato e quando mi serve qualcosa avvio una ricerca accurata in quel settore per comprendere se esiste una possibilità di finanziamento per la mia idea, se ho i requisiti giusti per poter partecipare, se è opportuno farlo. Credetemi, nessuno mi chiama da Bruxelles per darmi delle dritte, non ho santi in paradiso, mi documento sul sito ufficiale della Commissione Europea. Esattamente come può fare chiunque altro.
5) “Mi puoi dare dei fondi?”
Questa forse è la domanda più assurda. Io non sono la Commissione Europea, io non erogo finanziamenti. Io non finanzio progetti. Io sono un professionista che si occupa di questo ogni giorno e che ha creato un canale di formazione adibito proprio a questo, a creare dei professionisti sempre più competenti e capaci che sappiano districarsi nel mondo del lavoro in continuo mutamento. Un canale di formazione dedicato a futuri manager e consulenti ma anche rivolto a presidenti di associazioni, giovani realtà associative, enti, imprese che vogliano formare il proprio staff per riuscire a vincere finalmente dei progetti per le loro realtà.
Ho voluto scrivere queste righe per far comprendere il valore di quello che faccio. Per far comprendere che nessuno mi ha mai regalato niente, che tutte le cose che so e che so fare è perché le ho imparate sul campo, è perché passavo notte e giorno davanti al formulario.
Non è stato semplice, mai. Ogni giorno c’era una buona ragione per mollare, ma poi il desiderio di vedere concretizzarsi davanti ai miei occhi cose che fino a qualche mese prima erano scritte nero su bianco, ha sempre vinto.
Non mi sento arrivato, non lo sarò mai, come non lo sarà nessuno. Ogni giorno imparo qualcosa, ma tutto il lavoro precedente, tutte le notti in bianco, le innumerevoli bocciature e correzioni, le successive presentazioni di nuovi progetti, l’organizzazione degli eventi nelle città più sperdute, le relazioni con i partner internazionali, mi hanno portato oggi ad essere consapevole della mia professionalità e competenza. So che il mio lavoro è un lavoro ben fatto, so che quello che insegno è reale, perché viene dalla mia esperienza.
Spesso infatti mi stupisco quando leggo che chi organizza dei corsi, che millanta come master, poi alla fine non ha mai vinto un progetto. Non voglio screditare nessuno ed è per questo che non farò nomi, non ne ho bisogno. Vorrei far comprendere sempre di più però che quello che spesso ci viene venduto come un corso straordinario, a volte non è che una raccolta di slide riassunti dei programmi di finanziamento della Commissione Europea che si trovano sul sito. Non c’è mai la pratica, i case study…l’esperienza. Chi dirige questi corsi dubito abbia mai vinto un progetto europeo. Lo intuisco dalla vaghezza dei loro contenuti formativi.
Questo per far capire che bisogna pensarci due volte prima di fidarsi di chi non fa ciò che insegna.
Menzione a parte è chi pubblicizza l’ipotetica iscrizione ad un fantomatico albo ufficiale dei progettisti europei. Non esiste nessun albo pubblico. Non servirebbe a niente.
Quello che serve è un corso che ti permetta di acquisire competenze.
Secondo voi quando assumo un europrogettista gli chiedo “Sei iscritto all’albo” oppure “Hai già scritto/vinto qualche progetto?”
Esatto, la seconda. Questo è un lavoro del fare. Prima che dell’essere.
Un’ultima cosa che vorrei dire riguarda i miei corsi, il loro valore. Quando mi sento dire che i miei corsi costano troppo, certamente comprendo che per tutti non è un momento storico semplice e che non tutti hanno le stesse possibilità economiche, ma comprendo anche che il valore di tutto ciò che trasmetto a volte non viene percepito. Affatto. Ma va bene così. Un corso di formazione non è solo una spesa, è un investimento per il proprio futuro, che è una cosa ben diversa.
Detto ciò, se siete arrivati a questo punto, vuol dire che avrò meritato la vostra attenzione, ma soprattutto che avrete capito il valore e l’immenso potenziale che il ha il mondo dell’europrogettazione.
E vi ringrazio.
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