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Guida all’europrogettazione: I cinque errori più frequenti

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Se stai leggendo questa guida sicuramente ti interessa il mondo della progettazione europea e desideri apprendere sempre più competenze e conoscenze.

Bene, sei nel posto giusto.

Lascia prima che mi presenti. Mi chiamo Mattia Di Tommaso, ho 35 anni e sono un europrogettista. Sono inoltre il presidente dell’associazione di promozione sociale IDEA EUROPA, il primo ente in Italia che collega gli enti no profit con il mondo dei fondi europei.

Vorrei parlarti oggi dei principali errori che è facile compiere durante la scrittura di un progetto europeo.

Non è una lista ufficiale e neanche una guida che troverai da qualche altra parte su internet, perché tutto quello che stai per leggere si basa sulla mia esperienza diretta e su quella dei miei colleghi.

Negli ultimi dieci anni infatti abbiamo inviato centinaia di progetti, ed alcuni di essi sono stati spesso respinti, come è normale che sia, quando si è alle prime armi.

Oggi però non sono più alle prime armi e so perfettamente quali sono i passaggi da seguire per evitare quanto più possibile di ricevere una bocciatura.

Posso darti queste informazioni perché ogni volta che un progetto non viene approvato, la Commissione Europea invia il punteggio e le motivazioni relative ad esso, comprese delle indicazioni da correggere.

In questo modo è più semplice ripartire dal progetto già scritto e cercare di correggersi sempre.

La lista di errori che ti sto per presentare proviene dunque dalla mia direttissima esperienza. Ho raccolto, infatti, quelle che sono state le motivazioni più frequenti che io e i miei colleghi abbiamo ricevuto e ne ho fatto un elenco.

Ecco a te i cinque errori da evitare.

 

  • CONFONDERE L’OBIETTIVO CON LO STRUMENTO

Spesso durante i miei corsi, molti studenti mi dicono “Ho un’idea bellissima, voglio realizzare un festival”. Bene. Sono sempre molto contento quando vedo l’entusiasmo di chi desidera concretizzare le proprie idee e le proprie ambizioni, che magari coltiva da anni, ma non posso fare a meno di bloccare l’entusiasmo a farli riflettere su una cosa.

Qual è l’obiettivo del progetto? L’obiettivo non può essere organizzare un festival, quello è lo strumento mediante il quale si raggiunge l’obiettivo.

La bravura di un bravo europrogettista sta nell’individuare i giusti obiettivi, che siano pertinenti ovviamente al programma di riferimento, per poi inserire all’interno del progetto tutti gli strumenti che più desidera mettere in atto per raggiungerlo.

 

  • PROPORRE UNA ANALISI DEI PROBLEMI POCO CHIARA

Questo è un punto centrale per me, ne parlo spessissimo durante i miei corsi perché percepisco che c’è sempre molto interesse. L’analisi dei problemi è una fase molto importante, e per svolgerla io e i miei colleghi utilizziamo uno strumento molto importante: l’albero dei problemi.

Saper analizzare il proprio contesto di riferimento e comprendere se un problema sia davvero reale o sia solo una nostra percezione, è fondamentale. Spesso ci può sembrare che un determinato fenomeno assume alcune caratteristiche, quando invece nella concretezza dei fatti non lo è.

Bisogna dunque interrogare il nostro target di riferimento, i nostri stakeholders, per avere una panoramica che sia quanto più attinente alla realtà possibile.

  • NON EVIDENZIARE LA VOCAZIONE EUROPEA DEL PROGETTO

Questo è un altro zoccolo duro della progettazione europea.

Seppure infatti hai svolto un’analisi dei problemi impeccabile ed hai certo evidenziato un bisogno reale che è necessario colmare, potrebbe comunque non bastare.

Perché dico questo?

Perché il problema o il bisogno che evidenzi deve essere un problema comune e che anche altre realtà europee sentono e condividono.

Se chiedi finanziamenti alla Commissione Europea, il tuo progetto deve giustamente avere delle ambizioni europee. Deve poter puntare ad un miglioramento della comunità tutta, e non solo della tua singola realtà locale.

Dunque è importante individuare quegli enti che come te siano allineanti sulla tua stessa mission e sentano i tuoi stessi bisogni anche nel resto d’Europa (e qui si evidenzia anche l’importanza del partenariato su cui puoi trovare parecchie cose già scritte da me).

  • NON PROPORRE UN PROGETTO TROPPO AMBIZIOSO

Tutti abbiamo sempre meravigliose ambizioni. È ciò che mi ha spinto ad entrare nel mondo dell’associazionismo e successivamente in quello dei fondi europei.

La maggior parte dei progetti che ho presentato nella mia vita hanno tutti uno sfondo e uno scopo sociale e di inclusione per le classi più svantaggiate. Bene.

Sono sicuro che anche tu hai delle ambizioni che ti indirizzano in questo senso.

Ma l’importante è non lasciarci accecare dalle nostre ambizioni. Perderemmo il senso della realtà.

Tutti quanti – almeno mi auguro tutti quelli che stanno leggendo questa guida – desiderano la pace nel mondo ad esempio. È reale secondo te poter raggiungere la pace nel mondo con un progetto europeo? Mi dispiace deluderti ma la risposta è no.

Bisogna rimanere sempre sul concreto, non perdere di vista l’obiettivo e per questo circoscriverlo, renderlo realizzabile, raggiungibile. Un obiettivo che non sia raggiungibile, non è un obiettivo, è un’utopia.

Fai attenzione a questo, perché i primi tempi era proprio una delle cose che la Commissione Europea mi ha più contestato. Tante ambizioni e poca concretezza per poterle rendere realtà.

  • NON PROPORRE UN PROGETTO CHE SIA SOSTENIBILE OLTRE IL LUNGO PERIODO

Eccoci giunti al quinto errore più ricorrente di quelli che ho compiuto durante la mia carriera di europrogettista.

I progetti, come spero tu sappia, hanno una durata, con delle specifiche date di inizio e di fine.

Proporre un progetto che, il giorno dopo la data di fine, smette di produrre risultati e benefici non è conveniente.

Dobbiamo fare il modo che il nostro progetto si sviluppi anche dopo la durata del finanziamento.

Lo so che sembra difficile, ed è anche questa la parte bella della progettazione: elaborare strategie e tecniche per realizzare ciò che più abbiamo a cuore.

E con quest’ultimo finisce la mia hit parade degli errori.

Li ho compiuti tutti. Ed anche molti altri.

Eppure oggi sono qui ad insegnare teorie e tecniche di europrogettazione a centinaia di studenti che ottengono ottimi risultati e presentano progetti che spesso vengono approvati.

Ti dico questo per incoraggiarti. Per farti comprendere che solo tu, con il tuo studio, la tua ricerca, la tua passione, i tuoi sacrifici, puoi raggiungere i risultati a cui tanto ambisci.

Puoi davvero diventare un europrogettista di successo, e non serve una laurea, non servono master. Serve l’impegno e la costanza.

Certo farti aiutare da chi ne sa di più, può consentirti di avere una marcia in più. Di evitare gli errori magari riuscendo a vincere anche alla prima presentazione.

Ma non c’è niente che tu non possa fare da solo.

Io l’ho fatto e ci sono riuscito ed è proprio per questo che voglio far conoscere a tutti la mia esperienza. Perché mi ha cambiato la vita e perché non è vero, come purtroppo leggo spesso sui social, che i fondi europei sono inaccessibili.

I fondi europei sono accessibilissimi e ti consentono di entrare in un mondo nuovo che può solamente farti crescere umanamente e professionalmente.

Nel frattempo ti invito nella mia community gratuita, in cui condivido sempre contenuti gratuiti – come questa guida che stai leggendo. Clicca qui per accedere.

Ti lascio inoltre il link al mio più nuovo e completo prodotto di formazione appena uscito sul mercato. Perché può esserti utile capire quanta strada si può fare.

Che tu voglia seguire un corso o che tu voglia procedere da autodidatta, ti auguro buono studio. Perché quello è fondamentale.

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