Tag: Guida

europrogettazione i 5 errori più frequenti

Guida all’europrogettazione: I cinque errori più frequenti

[vc_row][vc_column][vc_column_text]

Se stai leggendo questa guida sicuramente ti interessa il mondo della progettazione europea e desideri apprendere sempre più competenze e conoscenze.

Bene, sei nel posto giusto.

Lascia prima che mi presenti. Mi chiamo Mattia Di Tommaso, ho 35 anni e sono un europrogettista. Sono inoltre il presidente dell’associazione di promozione sociale IDEA EUROPA, il primo ente in Italia che collega gli enti no profit con il mondo dei fondi europei.

Vorrei parlarti oggi dei principali errori che è facile compiere durante la scrittura di un progetto europeo.

Non è una lista ufficiale e neanche una guida che troverai da qualche altra parte su internet, perché tutto quello che stai per leggere si basa sulla mia esperienza diretta e su quella dei miei colleghi.

Negli ultimi dieci anni infatti abbiamo inviato centinaia di progetti, ed alcuni di essi sono stati spesso respinti, come è normale che sia, quando si è alle prime armi.

Oggi però non sono più alle prime armi e so perfettamente quali sono i passaggi da seguire per evitare quanto più possibile di ricevere una bocciatura.

Posso darti queste informazioni perché ogni volta che un progetto non viene approvato, la Commissione Europea invia il punteggio e le motivazioni relative ad esso, comprese delle indicazioni da correggere.

In questo modo è più semplice ripartire dal progetto già scritto e cercare di correggersi sempre.

La lista di errori che ti sto per presentare proviene dunque dalla mia direttissima esperienza. Ho raccolto, infatti, quelle che sono state le motivazioni più frequenti che io e i miei colleghi abbiamo ricevuto e ne ho fatto un elenco.

Ecco a te i cinque errori da evitare.

 

  • CONFONDERE L’OBIETTIVO CON LO STRUMENTO

Spesso durante i miei corsi, molti studenti mi dicono “Ho un’idea bellissima, voglio realizzare un festival”. Bene. Sono sempre molto contento quando vedo l’entusiasmo di chi desidera concretizzare le proprie idee e le proprie ambizioni, che magari coltiva da anni, ma non posso fare a meno di bloccare l’entusiasmo a farli riflettere su una cosa.

Qual è l’obiettivo del progetto? L’obiettivo non può essere organizzare un festival, quello è lo strumento mediante il quale si raggiunge l’obiettivo.

La bravura di un bravo europrogettista sta nell’individuare i giusti obiettivi, che siano pertinenti ovviamente al programma di riferimento, per poi inserire all’interno del progetto tutti gli strumenti che più desidera mettere in atto per raggiungerlo.

 

  • PROPORRE UNA ANALISI DEI PROBLEMI POCO CHIARA

Questo è un punto centrale per me, ne parlo spessissimo durante i miei corsi perché percepisco che c’è sempre molto interesse. L’analisi dei problemi è una fase molto importante, e per svolgerla io e i miei colleghi utilizziamo uno strumento molto importante: l’albero dei problemi.

Saper analizzare il proprio contesto di riferimento e comprendere se un problema sia davvero reale o sia solo una nostra percezione, è fondamentale. Spesso ci può sembrare che un determinato fenomeno assume alcune caratteristiche, quando invece nella concretezza dei fatti non lo è.

Bisogna dunque interrogare il nostro target di riferimento, i nostri stakeholders, per avere una panoramica che sia quanto più attinente alla realtà possibile.

  • NON EVIDENZIARE LA VOCAZIONE EUROPEA DEL PROGETTO

Questo è un altro zoccolo duro della progettazione europea.

Seppure infatti hai svolto un’analisi dei problemi impeccabile ed hai certo evidenziato un bisogno reale che è necessario colmare, potrebbe comunque non bastare.

Perché dico questo?

Perché il problema o il bisogno che evidenzi deve essere un problema comune e che anche altre realtà europee sentono e condividono.

Se chiedi finanziamenti alla Commissione Europea, il tuo progetto deve giustamente avere delle ambizioni europee. Deve poter puntare ad un miglioramento della comunità tutta, e non solo della tua singola realtà locale.

Dunque è importante individuare quegli enti che come te siano allineanti sulla tua stessa mission e sentano i tuoi stessi bisogni anche nel resto d’Europa (e qui si evidenzia anche l’importanza del partenariato su cui puoi trovare parecchie cose già scritte da me).

  • NON PROPORRE UN PROGETTO TROPPO AMBIZIOSO

Tutti abbiamo sempre meravigliose ambizioni. È ciò che mi ha spinto ad entrare nel mondo dell’associazionismo e successivamente in quello dei fondi europei.

La maggior parte dei progetti che ho presentato nella mia vita hanno tutti uno sfondo e uno scopo sociale e di inclusione per le classi più svantaggiate. Bene.

Sono sicuro che anche tu hai delle ambizioni che ti indirizzano in questo senso.

Ma l’importante è non lasciarci accecare dalle nostre ambizioni. Perderemmo il senso della realtà.

Tutti quanti – almeno mi auguro tutti quelli che stanno leggendo questa guida – desiderano la pace nel mondo ad esempio. È reale secondo te poter raggiungere la pace nel mondo con un progetto europeo? Mi dispiace deluderti ma la risposta è no.

Bisogna rimanere sempre sul concreto, non perdere di vista l’obiettivo e per questo circoscriverlo, renderlo realizzabile, raggiungibile. Un obiettivo che non sia raggiungibile, non è un obiettivo, è un’utopia.

Fai attenzione a questo, perché i primi tempi era proprio una delle cose che la Commissione Europea mi ha più contestato. Tante ambizioni e poca concretezza per poterle rendere realtà.

  • NON PROPORRE UN PROGETTO CHE SIA SOSTENIBILE OLTRE IL LUNGO PERIODO

Eccoci giunti al quinto errore più ricorrente di quelli che ho compiuto durante la mia carriera di europrogettista.

I progetti, come spero tu sappia, hanno una durata, con delle specifiche date di inizio e di fine.

Proporre un progetto che, il giorno dopo la data di fine, smette di produrre risultati e benefici non è conveniente.

Dobbiamo fare il modo che il nostro progetto si sviluppi anche dopo la durata del finanziamento.

Lo so che sembra difficile, ed è anche questa la parte bella della progettazione: elaborare strategie e tecniche per realizzare ciò che più abbiamo a cuore.

E con quest’ultimo finisce la mia hit parade degli errori.

Li ho compiuti tutti. Ed anche molti altri.

Eppure oggi sono qui ad insegnare teorie e tecniche di europrogettazione a centinaia di studenti che ottengono ottimi risultati e presentano progetti che spesso vengono approvati.

Ti dico questo per incoraggiarti. Per farti comprendere che solo tu, con il tuo studio, la tua ricerca, la tua passione, i tuoi sacrifici, puoi raggiungere i risultati a cui tanto ambisci.

Puoi davvero diventare un europrogettista di successo, e non serve una laurea, non servono master. Serve l’impegno e la costanza.

Certo farti aiutare da chi ne sa di più, può consentirti di avere una marcia in più. Di evitare gli errori magari riuscendo a vincere anche alla prima presentazione.

Ma non c’è niente che tu non possa fare da solo.

Io l’ho fatto e ci sono riuscito ed è proprio per questo che voglio far conoscere a tutti la mia esperienza. Perché mi ha cambiato la vita e perché non è vero, come purtroppo leggo spesso sui social, che i fondi europei sono inaccessibili.

I fondi europei sono accessibilissimi e ti consentono di entrare in un mondo nuovo che può solamente farti crescere umanamente e professionalmente.

Nel frattempo ti invito nella mia community gratuita, in cui condivido sempre contenuti gratuiti – come questa guida che stai leggendo. Clicca qui per accedere.

Ti lascio inoltre il link al mio più nuovo e completo prodotto di formazione appena uscito sul mercato. Perché può esserti utile capire quanta strada si può fare.

Che tu voglia seguire un corso o che tu voglia procedere da autodidatta, ti auguro buono studio. Perché quello è fondamentale.

 [/vc_column_text][/vc_column][/vc_row][vc_row][vc_column][dfd_button button_text=”SCOPRI IL CORSO ” buttom_link_src=”url:https%3A%2F%2Fmattia-di-tommaso.socialacademy.com%2Fpages%2Fmasterclass||target:%20_blank|” style=”style_1″ box_shadow=”box_shadow_enable:disable|shadow_horizontal:0|shadow_vertical:15|shadow_blur:50|shadow_spread:0|box_shadow_color:rgba(0%2C0%2C0%2C0.35)” hover_box_shadow=”box_shadow_enable:disable|shadow_horizontal:0|shadow_vertical:15|shadow_blur:50|shadow_spread:0|box_shadow_color:rgba(0%2C0%2C0%2C0.35)”][/vc_column][/vc_row]

Imparare a scrivere un progetto europeo: i primi passi

[vc_row][vc_column][vc_column_text]

Se ti trovi a leggere questa guida hai sicuramente sentito parlare di progetti europei, e sarai a conoscenza dei benefici che si possono generare anche, e soprattutto, a chi ne usufruisce.

Però facciamo prima un passo indietro. Mi presento, io sono Mattia Di Tommaso, sono un europrogettista e presiedo l’associazione IDEA EUROPA, il primo ente in Italia che connette gli enti no profit con il mondo dei fondi europei.

Ho scritto questa guida per fornirti qualche strumento utile per iniziare.

Se sei qui infatti sicuramente sarai un presidente  o un manager di un’associazione, o magari un professionista  che desidera ampliare le proprie conoscenze e competenze per riuscire a soddisfare al meglio le richieste dei propri clienti. Benissimo. Sei nel posto giusto.

Comincio come prima cosa dicendoti che la formazione più importante che puoi maturare è quella che acquisirai sul campo. Solo così potrai crescere: provando, sbagliando, e riprovando ancora, fino a correggerti sempre.

Anche io ho cominciato così. All’inizio della mia carriera da progettista, oramai più di dieci anni fa, non sapevo da dove partire. Poi, dopo un corso sui fondi europei, ho preso carta e penna e ho iniziato a disegnare il mio progetto.

Sì, perché i progetti prima di tutto bisogna averli chiari e ben delineati nella propria mente. Uno degli errori infatti che evidenzio sempre durante i miei corsi e che commettono molti dei miei studenti, è quello di aprire subito il formulario. Sbagliatissimo.

[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row][vc_row][vc_column][vc_column_text]

Come prima cosa noi dobbiamo sapere che un progetto europeo deve risolvere un problema, contrastare una criticità, generare un cambiamento positivo, trovare delle soluzioni, o creare delle reti internazionali virtuose (ogni call ha i suoi specifici obiettivi ed è sicuramente importante consultare la guida ufficiale ). Dunque la prima cosa che dobbiamo fare è individuare il nostro obiettivo.

Il nostro obiettivo deve, necessariamente, emergere da una precedente analisi dei bisogni ben strutturata e precisa.

Mi spiego meglio.

All’inizio neanche io sapevo come fare, e quando capitava di vedere un progetto non approvato mi scervellavo le ore per cercare di capire come poterlo correggere. Come poterlo migliorare. Sì perché una delle tante cose positive della progettazione europea è che la Commissione Europea, per ogni progetto invierà le valutazioni motivate. Sia in caso di approvazione che in caso di bocciatura. Io ripartivo sempre da queste valutazioni.

Spesso mi capitava di notare che una problematica che avevo individuato e che avevo spiegato all’interno del mio progetto, in realtà non era così ben delineata oppure la sua portata non era come l’avevo descritta. E’ chiaro che il primo errore stava proprio li. Nell’analisi dei problemi.

Capita infatti di credere che una determinata problematica possa coinvolgere tante persone, quando invece nei fatti scopriamo che non è così, che è solo una nostra percezione del problema, e consultando attentamente i dati statistici ci accorgiamo che dicono altro. E’ per questo che è fondamentale svolgere un’analisi dei problemi prima di qualunque cosa, per comprendere davvero la portata del problema.

Sapere quindi la direzione del nostro progetto. Il problema individuato sarà, così, la bussola su cui ruoterà tutto il resto dell’impianto progettuale.

Per fare ciò dovrai utilizzare le tue migliori risorse.

Informati online, contattai portatori di interesse  (detti stakeholders) che possono essere informati rispetto alla tematica da te scelta – come possono essere ad esempio sindaci, allenatori di squadre di calcio, parroci, volontari attivi sul territorio, rappresentanti di studenti – a seconda della portata del tuo problema.

[/vc_column_text][vc_column_text]

Vi racconto una storia che ho sempre nel cuore.

Tanti anni fa, fresco di studi, volevo realizzare un progetto nelle carceri rivolto ai detenuti. Mi sono interrogato più volte su quale potesse essere una tematica che potesse interessare e coinvolgere questa “particolare” tipologia di target. Le carceri sono piene di corsi di teatro ad esempio, di cucito e tante altre attività del genere, apprezzabilissime e certamente importanti per la vita all’interno delle carceri.

Io però volevo fare qualcosa di diverso, ma non sapevo come. Ho pensato tanto a quali potessero essere le esigenze dei detenuti e poi sai cosa ho fatto? Ho chiesto direttamente a loro.

Li ho interrogati singolarmente per sapere quali fossero i loro interessi, i loro bisogni e sai cosa è venuto fuori? Un bellissimo progetto che porterò sempre nel cuore, che si chiama “Un uomo che sbaglia rimane un uomo”, un corso di formazione che ho realizzato con la mia prima associazione SOS Diritti e Legalità che insegnava ai detenuti come fare ricorso alla Corte dei Diritti Umani di Strasburgo contro l’ingiusta detenzione. Il corso era strapieno.

Perché ti racconto questo? A prescindere dal valore umano e sociale di questo progetto, ho semplicemente risposto ad un vero bisogno delle persone. Sono andato incontro ad un problema reale perché ho fatto un’attenta analisi dei problemi sul campo.

Questo è richiesto quando si scrive un progetto europeo. Ma soprattutto a questo servono i progetti: migliorare la situazione e dare un contributo al cambiamento positivo.

Analizzare con attenzione la situazione di partenza per comprendere quale sia la reale necessità.

Solo dopo aver individuato l’obiettivo generale del progetto possiamo spiegare tutto il resto: come, dove, quando e con chi.

[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row][vc_row][vc_column][vc_column_text]

Ma anche qui bisogna stare bene attenti ai rischi. Ed è per questo che ti parlo di un’altra fase molto importante durante la vostra progettazione, che è quella dell’analisi dei rischi.

E’ importante tenere a mente tutti i possibili rischi che potrebbero capitare dal punto di vista dell’organizzazione del tuo lavoro. Non parlo di forze di causa maggiore – come ad esempio è la pandemia mondiale che stiamo attualmente vivendo e che ha fatto slittare le date di molte attività dei progetti europei che stiamo realizzando – parlo invece di qualcosa che si può controllare all’interno della gestione del lavoro e che quindi, nel caso in cui dovesse andare storto qualcosa, si possa correre ai ripari.

Parlo di staff, di tempistiche, di organizzazione dei ruoli e del lavoro. Tutte cose che devi avere sempre e costantemente sotto controllo.

Ricapitoliamo dunque. I primi passaggi per cominciare con il piede giusto per la scrittura di un progetto europeo sono: individuare il  problema, farne un’attenta analisi, specificare l’obiettivo (piu’ chiaro e specifico possibile) e fare l’analisi dei rischi.

Un altro ingrediente prezioso nel mondo della progettazione europea è quella di crearsi una buona rete internazionale, per poter trovare dei partner che siano quanto più idonei possibile per il tuo progetto. Questo però chiaramente è un passaggio successivo, che però non va mai sottovalutato.

Un partenariato ben strutturato è uno dei fattori che incidono sulla vincita di un finanziamento europeo.

Non è sempre semplice questa fase, e capiterà anche di avere problemi con dei partner – in più di dieci anni devo dirti che ne ho viste di tutti i colori – ma da qualche parte dovrai partire, come sempre.

Io, quando ho cominciato ad entrare in questo mondo, ho dovuto un po’ improvvisare, perché nessuno mi aveva mostrato i passi per muovermi al meglio. Le prime partnership internazionali sono cominciate grazie alle mie relazioni personali con persone che avevo conosciuto durante progetti a cui avevo preso parte come partecipante, e da lì si sono sempre più estese fino ad andare a consolidare una forte rete internazionale, che oggi per me è un grande vanto.

Poi fortunatamente – e stai bene attento a questo – ho scoperto l’esistenza della piattaforma SALTO, all’interno della quale era possibile trovare tutti i potenziali partner di tutti i paesi d’Europa, con i loro riferimenti web, una loro breve descrizione e tutto ciò che serviva per capire se quello potesse essere il partner giusto.

Bene. Giunti fino a qui ti sarai certamente fatto un’idea di come sia possibile partire con il piede giusto per la scrittura di un progetto europeo.

Una cosa vorrei ribadire ancora una volta, che potrà sembrare banale e retorica, ma profondamente vera: la vera palestra per la progettazione è la progettazione stessa.

Mi spiego meglio. Per imparare a scrivere un progetto europeo che sia approvato, e quindi finanziato, dalla Commissione Europea, la prima cosa che bisogna fare è mettersi a tavolino e cominciare a progettare. Leggere, documentarsi, contattare partner, stakeholders, media (questi ultimi due possono essere fondamentali per la disseminazione e valorizzazione dei risultati, ma ne parleremo in un altro momento).

Partire è il primo modo per imparare.

Invia i tuoi progetti, concediti di sbagliare e di imparare dagli errori.

Se mai cominci, mai riesci.

Con me almeno ha funzionato.

Ti lascio il tasto per accedere alla community di professionisti ed associazioni che ho creato con la mia Scuola di Europrogettazione, al fine di creare connessioni virtuose e condividere contenuti – come quello che hai letto ora.

Ti aspetto dentro.

[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row][vc_row][vc_column][dfd_button button_text=”ENTRA NELLA COMMUNITY” buttom_link_src=”url:https%3A%2F%2Fmattia-di-tommaso.socialacademy.com%2Fpages%2Fentra-nel-gruppo-della-scuola-di-europrogettazione||target:%20_blank|” style=”style_1″ box_shadow=”box_shadow_enable:disable|shadow_horizontal:0|shadow_vertical:15|shadow_blur:50|shadow_spread:0|box_shadow_color:rgba(0%2C0%2C0%2C0.35)” hover_box_shadow=”box_shadow_enable:disable|shadow_horizontal:0|shadow_vertical:15|shadow_blur:50|shadow_spread:0|box_shadow_color:rgba(0%2C0%2C0%2C0.35)”][/vc_column][/vc_row]

Come far crescere un’associazione? Tutto quello che c’è da sapere

[vc_row][vc_column][dfd_heading enable_delimiter=”” style=”style_01″ title_font_options=”tag:h5″ subtitle_font_options=”tag:h3″]

Ti è mai capitato di avere tante idee per la tua associazione ma di non riuscire a metterle in pratica?

Il tuo team non sempre ti segue e non riesci a gestire al meglio le risorse che avete?

[/dfd_heading][vc_column_text]

Allora questa guida fa al caso tuo.

Dopo aver letto questo articolo ti si apriranno nuovi spunti di riflessione e possibilità di crescita da cogliere.

Se stai leggendo questa guida probabilmente sei il presidente di un’associazione, o ti trovi nel mondo dell’associazionismo. Se non è così, ti consiglio di interrompere qui la tua lettura. Per chi invece si rispecchia in questa descrizione, sei nel posto giusto.

Lascia prima che mi presenti, sono Mattia Di Tommaso, ho 35 anni, sono un europrogettista e sono il presidente di un’associazione di promozione sociale, IDEA EUROPA, che si occupa di assistenza e formazione per altre associazioni e di creare un network virtuoso fra esse. Idea Europa è infatti il primo ente che collega le no profit al mondo dei fondi europei.

Facciamo però un passo indietro.

Non è semplice gestire un’associazione così grande, con tutto il suo staff e tutte le sue reti e connessioni con altre associazioni. Lo so bene, perché di associazioni ne ho fondate tre, e perché mi trovo quotidianamente a svolgere attività di consulenza ad associazioni che spesso hanno le tue stesse difficoltà organizzative.

Ti starai chiedendo come sono arrivato fin qui. Ti spiego subito.

A 23 anni, pieno di entusiasmo e con una laurea in giurisprudenza in tasca, insieme ai miei colleghi di corso, ho dato vita alla mia prima associazione. Si chiamava SOS Diritti e Legalità, ed aveva come mission quella di offrire assistenza legale a chi non poteva permettersela, con l’aggiunta di varie attività legate alla promozione dei diritti.

Qui c’è un primo consiglio che voglio darti. Stai bene attento.

La mission della tua associazione è ben chiara? Chi ti conosce, chi conosce la tua realtà associativa, sa che cosa fate? Sa come lo fate?

Se la risposta è no questo è il primo problema che dovrai risolvere con il tuo staff. Te lo dico perché mi è capitato spesso di incontrare colleghi che volessero far crescere la popolarità della propria associazione, ma non avevano loro stessi idea di dove volessero andare. Spesso siamo infatti pieni di bellissimi intenti, ma non riusciamo a comunicarlo al meglio, e non riusciamo dunque a promuovere tutte le nostre attività, o addirittura non riusciamo ad organizzarle.

Devi definire la tua mission in modo chiaro e diretto, presentandoti sul territorio con tutte le attività che svolgi. Organizza presentazioni, eventi di networking, e fatti conoscere. Ho riscontrato infatti che svolgendo attività di questo genere, anche semplici nell’organizzazione e che non richiedessero grandi budget, si potesse raggiungere già un primo risultato.

Ed è proprio a questo punto che mi aggancio. Ti è mai capitato di non riuscire ad organizzare un’attività, o di non riuscire a portarla a termine come più desideravi, a causa di alcune incomprensioni all’interno del tuo staff?

Ti parlo per esperienza, la prima cosa che devi fare in questi casi, è definire dei ruoli e dei compiti per ognuno, dare spazio alle idee di tutti e cercare di coniugarle con la mission della tua associazione.

Sembra semplice detto così vero?

Se però ti trovi a leggere queste righe sono sicuro che ti è capitato di non riuscire a coordinare al meglio il tuo staff o che ci fossero dei problemi al suo interno.

Bene, la prima cosa da fare è organizzare al meglio il lavoro in termini di tempi. Stabilire una scaletta delle attività da svolgere per arrivare al vostro obiettivo ed assegnare a tutti i propri compiti.

Non è sempre semplice, lo so bene, ma per fare in modo che un evento, una presentazione, un’attività, qualunque essa sia, riesca al meglio, devi essere coordinato. Oltre a ciò è fondamentale stabilire nel tuo piano di azione delle sessioni di verifica rispetto a tutte le attività che hai pianificato. Ascolta i tuoi collaboratori, verifica se ci sono problemi, crea un clima che possa consentire a tutti di raggiungere il proprio risultato per giungere poi al risultato finale.

Tutto ciò che ti ho raccontato infatti l’ho vissuto in prima persona all’interno delle associazioni di cui ho fatto parte, ed ho notato un netto cambiamento nel momento in cui tutti ci siamo coordinati al meglio e ci siamo ascoltati.

Ci siamo fino a qui? Bene.

Ti consiglio intanto di condividere questo articolo con tutto il tuo staff, o magari con altre associazioni del tuo network, per poter crescere insieme e creare realtà sempre più virtuose e collaborative.

A me è successo così: più collaboravo con altre associazioni più tutte ne traevano dei benefici.

[/vc_column_text][vc_column_text]

Ora vorrei fare un altro piccolo passo indietro, e raccontarti come poi la vita della mia prima associazione, quella di cui ti parlavo prima ricordi? SOS Diritti e Legalità abbia cambiato prospettiva.

A 23 anni ho svolto uno stage al Parlamento Europeo di Bruxelles, ed ero operativo nella sezione dedicata ai finanziamenti europei. Devo dire che quello è stato il primo punto di svolta della mia vita. Ho compreso piano piano che ci sono moltissime opportunità per gli enti no profit di accedere a dei finanziamenti per realizzare progetti.

Perché ti dico questo?

Perché per me e per le associazioni di cui ho fatto parte è stato fondamentale venire a conoscenza di queste risorse. Nel 2016 ho infatti fondato un’altra associazione SOS Europa, che oggi si distingue nel panorama nazionale grazie anche all’attiva partecipazione a progetti internazionali, che coinvolgono i giovani del nostro territorio, che tramite essi si formano e diventano cittadini europei più consapevoli.

Ma torniamo agli inizi, a quando tutto ciò ancora non era ben chiaro per me.

È stato come entrare in un nuovo mondo. Io e i miei colleghi ci siamo resi conto di quante opportunità avremmo potuto cogliere se solo ci fossimo messi in gioco in questo campo.

Un altro passo importante che ti consiglio di fare dunque, è quello di affacciarti a questo mondo. Lo so benissimo che all’inizio sembra complesso, ma comincia ad informarti, leggi, consulta i siti ufficiali della Commissione Europea, chiedi a chi ci è riuscito. Insomma datti da fare e trova ciò che fa al caso tuo. Perché sono sicuro che c’è.

Ti racconto questa storia perché so benissimo che, dopo aver delineato la mission, avere un team affiatato ed esperto, avere degli ideali e tanta forza di volontà, se non ci sono le opportunità economiche purtroppo molte iniziative associative stentano a partire.

Scoprendo le opportunità europee invece, ci siamo dati da fare ed abbiamo iniziato a scrivere il nostro primo progetto. Per noi era un mondo nuovo, era la prima volta che ci affacciavamo a quella realtà. Nessuno prima ci aveva insegnato a scrivere un progetto europeo e non sapevamo da dove cominciare.

Poi, piano piano, con impegno e tanta voglia di riuscire, abbiamo cliccato il tasto invio sul formulario.

È stata un’emozione indescrivibile.

Ed è stata ancora più indescrivibile l’emozione che abbiamo provato quando abbiamo scoperto di aver vinto il primo progetto.

Perché ti racconto questo?

Perché per la nostra associazione da quel giorno è cambiato tutto. Con il finanziamento siamo riusciti a realizzare un progetto che desideravamo da tempo, ma non solo per questo. Il nostro staff ha aumentato di molto le proprie competenze, in termini organizzativi, linguistici e non solo.

Organizzare infatti un evento che coinvolge associazioni internazionali richiede una gestione del lavoro e del tempo diversa da quella alla quale eravamo abituati. Tutto ciò è stata una grande prova che abbiamo superato e dalla quale siamo usciti più formati, più uniti e più internazionali.

Anche dal punto di vista territoriale l’impatto è stato infatti notevole, tutti coloro che ci conoscevano erano incuriositi dalle nostre nuove attività, e molti che invece non ci conoscevano sono venuti a conoscenza della nostra realtà.

Insomma c’è stata una crescita per noi da ogni punto di vista.

E non ti parlo solo della mia associazione, ma di tutte quelle che quotidianamente seguo e supporto nell’entrata del mondo dei fondi europei e della progettazione. Fino a quando non ci sei dentro, non comprendi davvero l’opportunità di crescita che è possibile realizzare, ma c’è.

Questi sono i miei personali consigli su come far crescere la propria associazione e tirare fuori il meglio da tutti i suoi componenti.

Ora ti lascio, e mi auguro di averti lasciato qualche idea positiva, qualche spunto su cui riflettere.

Ti invito inoltre ad entrare nella community che ho creato, in cui si trovano presidenti di associazioni, europrogettisti, consulenti e tanti altri professionisti. Qui condividiamo consigli utili – come spero sia stata per te questa guida – in merito al terzo settore e ai fondi europei.

Ti aspetto.

[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row][vc_row][vc_column][dfd_spacer screen_wide_resolution=”1280″ screen_wide_spacer_size=”10″ screen_normal_resolution=”1024″ screen_tablet_resolution=”800″ screen_mobile_resolution=”480″][/vc_column][/vc_row][vc_row][vc_column][dfd_button button_text=”ENTRA NELLA COMMUNITY” buttom_link_src=”url:https%3A%2F%2Fmattia-di-tommaso.socialacademy.com%2Fpages%2Fentra-nel-gruppo-della-scuola-di-europrogettazione|||” style=”style_1″ box_shadow=”box_shadow_enable:disable|shadow_horizontal:0|shadow_vertical:15|shadow_blur:50|shadow_spread:0|box_shadow_color:rgba(0%2C0%2C0%2C0.35)” hover_box_shadow=”box_shadow_enable:disable|shadow_horizontal:0|shadow_vertical:15|shadow_blur:50|shadow_spread:0|box_shadow_color:rgba(0%2C0%2C0%2C0.35)”][dfd_modal_box time_output=”3500″][vc_single_image image=”3837″ img_size=”medium” alignment=”center” style=”vc_box_rounded” onclick=”custom_link” link=”https://mattia-di-tommaso.socialacademy.com/pages/entra-nel-gruppo-della-scuola-di-europrogettazione” title=”ENTRA NELLA NOSTRA COMMUNITY GRATUITA.”][/dfd_modal_box][/vc_column][/vc_row]